Newsletter #10, Novembre 2020

«[La fotografia] pubblicata in questo numero [della rivista per le Medical Humanities, ndr.], realizzata nell’area metropolitana milanese nell’arco di tre anni, fa parte di un reportage su un aspetto circoscritto del fenomeno migratorio, dello sradicamento, della marginalità. Esiste anche una marginalità della marginalità. Persone sparite da ogni registro, compresi quelli dei centri di accoglienza e di assistenza».
Jacek Pulawski in rMH n. 37

L'«Accademia» della Fondazione Sasso Corbaro: un giardino del pensiero, del cuore e del dialogo

Nell’orizzonte della Fondazione Sasso Corbaro, che festeggia nel 2020 i suoi vent'anni nell'amicizia, nell'avventura del pensiero, nella creatività, nell'attenzione ai principi etici della cura, da sempre abita una permanente ricerca del senso della cura, che è senso della vita. E così, come nelle parole di François Cheng, «Et le souffle devient signe». Il soffio di vita si trasforma quindi in segno, in parola, in scrittura e poi in pratiche “al letto del malato”, dando vita all'Accademia per le Medical Humanities - creata quest'anno come ideale celebrazione per i vent'anni di attività della Fondazione.

Ed è proprio attraverso questa nuova Accademia che la Fondazione Sasso Corbaro intende raggruppare la miriade di proposte formative - sviluppate nel corso degli anni e destinate ad arricchirsi in futuro - tese a portare dentro la cura, nelle sue variegate forme, il tema delle humanities. In questo contesto nasce il percorso di formazione 2021, dal titolo: «La cura al tempo del grande contagio: uno sguardo Medical Humanities». Un percorso strutturato attorno a sette dimensioni fondamentali, che abitano la riflessione delle Medical Humanities: la dimensione medico-sanitaria, quella storica, quella antropologico-tanatologica, attorno al tema del morire e della morte, quella etica, come etica della cura ed etica pubblica, quella psicologica sugli effetti del COVID-19 nel mondo interiore, quella spirituale, nella “casa dell'anima”, quella socio-economica e politica. Nell’esplorazione di questi assi e nei lavori di ricerca che vi verranno presentati incontreremo una serie di parole-chiave come, ad esempio, libertà , dignità, confinamento, empatia, paura. Parole che, osservate nel loro insieme, compongono un vero e proprio 'lessico della pandemia'.  

Lo sguardo Medical Humanities che svela le diverse 'stanze dell’esistenza' - da quella sanitaria a quella psicologica, da quella sociale e culturale, sino al tema della spiritualità - interroga così tutti coloro che lavorano nell’ambito della cura, professionisti o volontari, interessati a migliorare la propria capacità di comprendere e di accogliere il bisogno, la fragilità e il dolore dei propri ospiti, utenti, residenti o pazienti, e delle loro famiglie; così come quello dei curanti stessi, che devono essere aiutati a prendersi cura di se stessi - perché meglio si cura sé stessi, meglio si curano gli altri.

Ma a che cosa veramente facciamo riferimento quando nel giardino di Corbaro parliamo di Medical Humanities o di Umanesimo Clinico? Le Medical Humanities non sono una disciplina accademica con il suo seguito di esperti e specialisti, non danno un titolo professionale, non si imparano nelle aule universitarie, ma, per usare una metafora, si studiano al  “letto di chi soffre” in quel gesto di chinarsi e di esporsi verso di lui. Non si tratta dunque di una disciplina protocollare e procedurale, non procede per schemi ed evidenze misurabili, ma più semplicemente e nello stesso tempo più profondamente è una modalità d’incontro con l’uomo e con l’umano che lo abita, uno stile di fronte alla Persona, un costante interrogativo verso sé stessi e verso chi ci tende la mano per chiedere aiuto. Si tratta di uno sguardo, un gesto, uno spazio di accoglienza e di ospitalità, un tempo, un ascolto, una parola che proteggono e nutrono la dignità dell’uomo nelle sue difficoltà, salvaguardando la sua libertà e divenendo custode della sua stessa umanità. 

Accademia per le Medical Humanities

La Fondazione Sasso Corbaro è lieta di presentarvi il programma di formazione 2021 della nuova Accademia per le Medical Humanities: «La Cura al tempo del Grande Contagio. Uno sguardo Medical Humanities».

DATE E ORARI
14, 28 gennaio; 11, 25 febbraio; 11, 25 marzo; 15, 29 aprile; 20 maggio; 10 giugno; 16, 30 settembre; 14, 28 ottobre; 11, 25 novembre; 9 dicembre 2021. II corsi si terranno di giovedì sera dalle 18:30 alle 21:45.

LUOGO
Sala Ferrini, Castello di Sasso Corbaro, 6500 Bellinzona.

DESTINATARI
Il Percorso di Formazione è destinato a tutti coloro che per lavoro, per passione o per esperienze famigliari si interessano ai temi della cura, dell’etica e delle Medical Humanities.

TASSA DI ISCRIZIONE ANNUA
CHF 200.-

OBBIETTIVI

  • Introdurre alla nuova definizione di umanesimo clinico e alla conseguente sensibilità etica;
  • sensibilizzare alla complessità della relazione di cura e aiuto (dimensioni etiche, psicologiche, antropologiche, ambientali);
  • favorire il confronto delle idee e delle prospettive fra le diverse figure coinvolte nel processo di cura;
  • offrire, in ottica interdisciplinare, strumenti che siano di aiuto nella pratica professionale per dirimere conflitti e controversie fra i diversi attori che popolano la scena della cura;
  • riflettere sul rapporto tra bioetica, etica clinica e etica pubblica.

Scarica il Dépliant con il programma completo, la descrizione delle tematiche affrontate in ciascuna lezione e la lista dei relatori che vi interverranno; oppure rivolgiti alla Fondazione Sasso Corbaro per ottenere maggiori informazioni. Le iscrizioni sono aperte fino al 30 dicembre 2020.

Pensieri

Brevi approfondimenti, estratti di articoli, video, citazioni, idee, spunti o semplici annotazioni per riflettere insieme sui temi più attuali delle Medical Humanities.

«Before I become your doctor, you have been intubated for weeks. I am a point in time, unattached to the greater narrative. I call your husband each afternoon, tell him you are stable. He asks about the medicine that props up your blood pressure. He calls it the levo, acquainted by now with the slang of intensive care. It’s true, we have pressors to assist your failing heart, a ventilator to breathe for you, venovenous hemofiltration to do the work of your kidneys. “Your wife is very sick,” I say, “but stably sick.” None of this is anything new. Your name is a poem I’m required to keep to myself. Who were you before the virus, before you were this — this list of failing organs run in despair by a repurposed trainee neurologist? Do you have children who smile at the sound of your voice? What was the last thing you were allowed to tell them, before you came alone into the hospital, before the breathing tube, the drug-induced coma?» Continua a leggere
Anna DeForest, The New Stability, The New England Journal of Medicine, 29.10.2020.

«Il cammino verso la guarigione, verso una riapertura effettivamente piena della vita non è mai dritto, ma spiraliforme, fatto di passi avanti e ricadute. Bisogna imparare a non negare il male ma a sostare di fronte ad esso, a sopportare il suo peso. È una postura mentale ma è anche un'altra tremenda lezione di questo virus: precipitarsi verso l'uscita della crisi rende i nostri comportamenti scomposti e irrazionali. Non dobbiamo nasconderci che siamo di fronte a una tendenza profonda della vita umana: negare la morte, il male, il negativo nel nome dell'illusione di una vita senza ferite e senza traumi. Saper sostare di fronte al negativo, saper stare dove la paura è più grande significa imparare a convivere con lo straniero. È il compito di una vita che sa essere all'altezza di quello che le accade, che, come ricordava Deleuze, è la sola forma possibile per un'etica in grado di tenere conto del reale». 
Massimo Recalcati, "La lezione della fase 2 del Covid: non si può negare il Male", La Repubblica, 24.10.2020.

«Quella sera [...] chiesi a Piero il senso della parola "epidemia". Rispose che veniva dal greco antico, epidemeo, che vuol dire viaggiare. Cosa c'entra il viaggio con l'influenza, gli chiesi. "Epidemia non è solo una malattia che viaggia," rispose, "ma anche il viaggio che i medici facevano per capire le malattie. Nell'antichità i terapeuti battevano tutto il Mediterraneo per arricchire le loro conoscenze. Fu così che furono gettati le basi dell'Accademia, della scienza moderna e dello scambio di saperi. I Greci erano molto avanti, credevano nella profilassi, anche perché già allora si sapeva che mantenersi sani costa meno che curarsi da malati. Galeno, quando parla di dieta, non si limita al cibo, ma enuncia anche un insieme di regole di vita. Avremmo molto da imparare dagli antichi"».
Paolo Rumiz, Il veliero sul tetto, Feltrinelli, Milano, 2020.

«Lei sembra mostrare un forte interesse per la probabilità e le sue applicazioni: alla vita, in generale, e alla medicina, in particolare. Da dove nasce questo interesse?»
«A rischio di sembrare estremista, io direi che la medicina moderna, in molte delle sue branche, è diventata schiava del mondo statistico. L'uomo comune, quando ha a che fare con la medicina moderna, riceve ripetutamente diagnosi o indicazioni di cure espresse in termini statistici: "se segui il piano X, hai il 90 per cento di probabilità di ricadere nella malattia nei prossimi cinque anni, e il 60 per cento nei prossimi dieci". Decodificare queste affermazioni, esplicitare le assunzioni sulle quali esse si basano (ad esempio, le assunzioni riguardanti l'infinito) va oltre la capacità di spiegazione della maggior parte dei dottori e la capacità di comprensione della maggior parte dei pazienti». 
Piergiorgio Odifreddi intervista John Coetzee, "Il Covid si sbarazza di quelli come me. Dialogo su natura, numeri e infinito", Domani, 06.10.2020.

«More than 200,000 Americans have died. Some deaths from Covid-19 were unavoidable. But, although it is impossible to project the precise number of additional American lives lost because of weak and inappropriate government policies, it is at least in the tens of thousands in a pandemic that has already killed more Americans than any conflict since World War II.
Anyone else who recklessly squandered lives and money in this way would be suffering legal consequences. Our leaders have largely claimed immunity for their actions. But this election gives us the power to render judgment. Reasonable people will certainly disagree about the many political positions taken by candidates. But truth is neither liberal nor conservative. When it comes to the response to the largest public health crisis of our time, our current political leaders have demonstrated that they are dangerously incompetent. We should not abet them and enable the deaths of thousands more Americans by allowing them to keep their jobs». 
The Editors, "Dying in a Leadership Vacuum", New England Journal of Medicine, 08.10.2020.

«È proprio guardando in faccia alla nostra vulnerabilità che un’altra relazione con il mondo sarà possibile. Del resto, già Spinoza aveva parlato della libertà come di un continuo lavoro di emendazione delle idee inadeguate, per una migliore comprensione delle cose. Può mai esserci libertà fuori di questo lavoro incessante? E quando mai si tratta di un lavoro incompatibile con le raccomandazioni e i richiami alla prudenza e alla responsabilità cui siamo chiamati oggi?». 
Fabio Merlini, "Ma quale oltraggio alle libertà? Le limitazioni tutelano i più fragili", Corriere del Ticino, 31.10.2020.

«Credo nel potere della bellezza. Perché anche quando è sovversiva punta sempre a una riconciliazione. L'arte difende la vulnerabilità dell'umanità». 
Jean Fabre, L'Espresso, 07.04.2019.

«Nous sommes entrés dans l’ère de la santé publique, mais la surprise qui nous frappe aujourd’hui, c’est que ce soit dans de telles tensions, bientôt peut-être avec une réelle violence. On devrait se réjouir que les Etats mettent enfin la santé de tous au premier plan, et dans tous les domaines de la vie. Mais non. On en a peur. Et ce ne sont pas seulement certains dictateurs réels qui agitent, cyniquement, le spectre d’une dictature de la santé! C’est le cas de certains intellectuels, et pas seulement des agitateurs de soupçon, mais des philosophes tel André Comte-Sponville. Or, même si ce n’est pas facile, nous savons concilier santé et liberté, nous avons l’expérience de la bioéthique, de ses cadres, de ses débats, aussi tendus soient-ils! Pourquoi la santé publique fait-elle peur? 
La raison en est profonde et ce n’est pas seulement le coup de force de la pandémie de Covid-19. Certes, entrer dans la santé publique sous le signe de ce virus si transmissible et sans traitement encore, du confinement, du masque, cela n’aide pas. Mais cela ne suffit pas à expliquer les peurs.
Non. Ce que la pandémie et le confinement mettent au jour, c’est que la santé publique comporte de vraies tensions intimes, des contradictions structurelles, qu’il faut affronter. Ce sont celles de la bioéthique. Mais avec quelque chose de plus et de différent. Car la santé publique, c’est la bioéthique, avec un tour d’écrou supplémentaire. Il faut dire ce que la bioéthique et la santé publique ont de commun, et de différent, si l’on veut répondre à ceux qui s’inquiètent vraiment. Car ils ont raison: la santé publique sera éthique, ou ne sera pas!
Quelle est d’abord l’analogie entre les deux? Il y a d’un côté la santé, la lutte contre la maladie et la mort. Mais de l’autre côté, la dignité, la liberté, l’égalité des humains. Les débats bioéthiques, par exemple sur la «fin de vie», que sont-ils sinon l’expression d’une telle tension? Faut-il condamner la médecine de vouloir traiter et soigner jusqu’au bout? Faut-il empêcher les humains, les citoyens, de vouloir que ce soit avec leur consentement ou leur refus éventuel? Tous les sujets de bioéthique reposent sur cette contradiction. Et les plus profonds des critiques du confinement le savent bien. Ainsi André Comte-Sponville critique l’ordre sanitaire dans la pandémie, mais il revendique aussi le libre choix en fin de vie». 
Frédéric Worms, "La santé publique sera éthique ou ne sera pas", Le Monde, 13.10.2020.

«Public confindence in vaccination is fragile. Covid-19 vaccination programs will succeed only if there is widespread belief that available vaccines are safe and effective and that policies for prioritizing their distribution are equable and evidence-based. Trust in science and expertise are threatened, as the pandemic has shown with catastrophic results». 
Jason L. Schwartz, "Evaluating and Developing Covid-19 Vaccines", New England Journal of Medicine, 29.10.2020.

«La seconda ondata mostra che il vero trauma non è al passato ma al futuro. Distruggendo l'illusione della ripresa della vita alla quale tutti abbiamo creduto essa ha dilatato l'orizzonte dell'incubo. Il secondo tempo del trauma è più traumatico del primo perché mostra che il male non si è esaurito ma è ancora vivo tra noi. Le speranze alimentate dall'estate si sono infrante. Questa delusione è il sentimento oggi prevalente.
È sempre più difficile rialzarsi dalla seconda caduta che dalla prima. È una lezione clinica: il ritorno del trauma - la sua recidiva - può essere più traumatico della sua prima volta. Il panico della seconda ondata porta con sé il sentimento di non poter più ritornare alla vita». 
Massimo Recalcati, "Il trauma della seconda ondata. Se cresce la paura del futuro", La Repubblica, 30.10.2020.

«Il concetto di Humanitas nasce prima di Cristo, nella Roma repubblicana, traducendo la Philantropia greca, il rispetto e l’attenzione dell’uomo nell’uomo, che si combinava con l’educazione, perché solo l’uomo colto era davvero consapevole dell’universalità della natura umana. Anche per Cristianesimo, Rinascimento e Illuminismo la coscienza dell’umano era il risultato di ogni vera acculturazione. Ma questa certezza si è infranta sul cancello di Auschwitz, quando scopriamo che si può leggere Goethe la sera, o suonare Bach, e il mattino dopo andare al lavoro nel campo di sterminio. Irrompe il disumano, programmato non contro, ma dentro la razionalità e la cultura dell’Europa, e riduce l’uomo a nulla per l’altro uomo.
L’eccezionalità di Auschwitz tuttavia non ci immunizza. Anzi, l’inumano è diventato oggi la trama imparata a memoria e continuamente riproposta della nostra attualità, con la morte in massa dei migranti in mare vista prima con pena, poi con assuefazione, quindi fastidio e infine con odio: in un’inversione morale che rovescia i crimini contro l’umanità nel nuovissimo crimine di umanità, trasformando per la prima volta l’Humanitas in fuorilegge». 
Ezio Mauro, "Come siamo diventati disumani", La Repubblica, 28.10.2020.

Sullo scaffale

Consigli di lettura, spunti di riflessione, recensioni di libri e film raccolti nel Centro di documentazione della Fondazione Sasso Corbaro.

Sirene

Laura Pugno
Libro presentato a Babel Festival 2020

 

Uscito per Einaudi nel 2007 e ripubblicato da Marsilio dieci anni dopo, Sirene continua ad essere un unicum nel panorama letterario italiano e un successo che non subisce il passare del tempo. La scrittrice (anche poetessa) Laura Pugno, in questo suo folgorante e disturbante romanzo d’esordio riprende dal mito l’archetipo della sirena e di Atlantide, la città sommersa, e li reinterpreta in chiave distopica. [...] Perchè leggerlo? Perchè a maggio 2020 i «Grandi Lettori» e le «Grandi Lettrici» delle Classifiche di Qualità de l’Indiscreto hanno votato quelle che per loro sono state le migliori opere di narrativa italiana degli ultimi vent’anni e Sirene di Laura Pugno si è piazzato «solo» al quarto posto! [...] Continua a leggere

Recensione di Federica Merlo

La dolce indifferenza del mondo

Peter Stamm
Libro presentato a Babel Festival 2020

 

L’autore svizzero Peter Stamm, nel suo La dolce indifferenza del mondo, ci parla di uno scrittore che ha scritto un solo romanzo di enorme successo… sospettosamente simile al libro che stiamo leggendo. Basterebbero questo intrigante espediente e una scrittura elegantissima e minimale («sai quei momenti in autunno che, a un tratto, pensi che sia primavera?», «scrivere non significa fare, ma trovare») per farci apprezzare la grandezza di questo breve libro. Invece Stamm va oltre e costruisce una trama interamente basata sul tema del doppio, topos letterario da sempre presente in letteratura e per questo pericoloso da trattare senza risultare banali [...]. Perché leggerlo? Per leggere uno tra i migliori (forse il migliore?) scrittori Svizzeri viventi. [...] Continua a leggere

Recensione di Federica Merlo

Forrest Gump

regia di Robert Zemeckis

[...] Perché guardarlo?  Il fil rouge che si nasconde nella trama è il rapporto speciale con Jenny, che [Forrest, ndr.] conosce sin dall’infanzia. Un rapporto nato tra i banchi di scuola e che in varie fasi della vita di Forrest ricompare in varie forme. Tra i due c’è un rapporto di cura che va al di là di ogni evento storico, di ogni moda, di ogni tempo. Se prima Jenny difenderà il piccolo Forrest dai bulli, lo sosterrà nelle sue imprese seguendolo silenziosamente, cosi Forrest saprà strappare Jenny dalle cattive compagnie e abitudini. Un rapporto cosi avaro di tempo, ma di cui entrambi si prendono cura per una vita intera. Alla fine sarà Forrest a prendersi letteralmente cura di Jenny, malata terminale, ma il loro rapporto continuerà a vivere nel piccolo Forrest, figlio di quel tempo avaro, ma anche di quella cura che entrambi hanno saputo dare al loro rapporto. La cura dei rapporti, come il rapporto di cura, necessita di qualità e non di quantità. La qualità della cura porta ogni momento vissuto a essere un momento di vita. [...] Continua a leggere

Recensione di Martina Malacrida Nembrini

Dalla rivista per le Medical Humanities

Questo mese vi propiniamo la lettura delle due interviste comparse nell'ultimo numero della rivista per le Medical Humanities, in cui Roberto Malacrida si è confrontato con Silvio Garattini - fondatore nel 1961 dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, nonché da subito alla guida dello stesso - e Giuseppe Remuzzi, che ricopre il ruolo di direttore della struttura dal 2018; l'obbiettivo era conoscere da vicino la loro esperienza pionieristica e gli sviluppi di un centro di ricerca unico nel suo genere. Le interviste sono avvenute a Milano alla fine del mese di gennaio: allora ancora non si sarebbe potuto prevedere che, di lì a poco, entrambi sarebbero stati molto sollecitati dai media a prendere posizione rispetto alla pandemia, in quel momento ancora nella sua fase prodromica.

I colpi di fortuna, le piccole attenzioni, l'informazione indipendente. A colloquio con Silvio Garattini.

Roberto Malacrida, rMH n. 45
Clicca qui per leggere l'articolo

La ricerca clinica, il destino, il British Medical Journal. A colloquio con Giuseppe Remuzzi.

Roberto Malacrida, rMH n. 45
Clicca qui per leggere l'articolo

Curare ad arte

Una ricerca sul tema della cura nel mondo dell'arte, perché curare è un'arte e l'arte può essere cura.

Mosè

Michelangelo Buonarroti, 1513-1515

Chiesa di S.Pietro in Vincoli – Roma

[...] Mosè è ricordato nell’Antico Testamento per aver liberato il suo popolo dalla schiavitù d’Egitto, guidandolo verso la Terra promessa. Un cammino lungo 40 anni. Un percorso in cui Mosè si è preso cura del suo popolo; come un curante (che sia un medico, un infermiere, operatore o famigliare) che, portato il paziente fuori dalla fase acuta della malattia, lo accompagna nel suo percorso di convalescenza. Ci sono momenti in cui prendersi cura dell’altro è difficile, perché il paziente non segue le indicazioni, non assume le terapie, non risponde alle cure prestate come ci si aspetta. Prendersi cura è anche dover gestire la frustrazione. Il Mosè di Michelangelo è rappresentato in quel momento, nella gestione della frustrazione. Addirittura le tavole della legge che ha sottobraccio sembrano delle cartelle cliniche che gli stanno per scivolare di mano per lo scoramento. Il momento è tragico, ma il Mosè di Michelangelo è già oltre, ha afferrato le tavole prima che cadessero, stringendole a se e impigliandosi anche un po’ le dita tra la folta barba. Le gambe in tensione sono pronte a rialzarsi. [...] Continua a leggere

Agenda

Le parole della pandemia 2 | Lessico sociale

Il ciclo «Le parole della pandemia», promosso dalla Fondazione Sasso Corbaro nell'intento di aiutare a comprendere meglio la terminologia più diffusa durante la pandemia da COVID-19, torna da voi con un nuovo tema: dopo il «Lessico medico» sarà la volta, durante il mese di novembre, del «Lessico sociale».
Attenzione: dato il deteriorarsi della situazione sanitaria, la Fondazione Sasso Corbaro ha deciso di svolgere tutti gli incontri in forma digitale.
Quando? 11, 18, 25 novembre 2020
Dove? In diretta Facebook su @fondazionesassocorbaro (in via subordinata, per chi non possedesse un account Facebook, è disponibile anche un accesso Zoom)
Come? Accesso libero

PROGRAMMA
11.11.2020
«#ComunicareIlCovid19»: la comunicazione tra trasparenza, incertezza e fiducia
Roberto Antonini, giornalista, responsabile dell’approfondimento culturale Rete Due, RSI
Sara Rubinelli, filosofa, professoressa associata di Comunicazione Sanitaria, Dipartimento di Scienze e Politiche della Salute, Università di Lucerna
Moderazione: Valentina Fontana, manager culturale, collaboratrice Fondazione Sasso Corbaro
 
18.11.2020
«Io resto a casa»: la società tra libertà individuale e responsabilità collettiva
Lina Bertola, filosofa
Moderazione: Martina Malacrida Nembrini, storica del cinema, direttrice operativa Fondazione Sasso Corbaro
 25.11.2020
«Distanti ma vicini»: la quotidianità nell’era dello “smart living”
Andrea Martignoni, storico, docente Liceo Lugano 2 e SUPSI / DFA
Giona Morinini, psicologo e psicoterapeuta
Moderazione: Nicolò Saverio Centemero, Medico, Master in Salute Pubblica presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine
 

Pronto soccorso emozionale: corso di formazione

L'Associazione Nascere Bene Ticino promuove un corso di formazione dedicato al Pronto Soccorso Emozionale (PSE): un metodo orientato al corpo che trova applicazione nella promozione del legame, negli interventi nelle situazioni di crisi e nella psicoterapia preventiva con i genitori e i loro bambini. Il PSE ha le proprie radici nella moderna psicoterapia corporea e nelle ricerche sulle strutture cerebrali e sul legame. Il corso di formazione PSE è indirizzato a personale operante nel campo della prevenzione precoce, in ostetricia, psicoterapia e medicina, e a tutti gli operatori che hanno che fare con genitori e bambini in ambito terapeutico, preventivo e pedagogico.
Quando? 2020-2023
Dove? 
Bigatt Hotel & Restaurant, Via Carona 41, 6900 Paradiso/Lugano
Scarica la brochure

Novità

Ricerca: «Comunicare una prognosi sfavorevole: perché è ancora così difficile?»

Lo scorso 14 ottobre è stato pubblicato sul prestigioso Journal of Medical Ethics uno studio realizzato da ricercatori dalla Fondazione Sasso Corbaro sul tema della speranza e la comunicazione della prognosi. La ricerca ha coinvolto medici e infermieri dell’EOC e ha richiesto una collaborazione interdisciplinare fra etica medica, psicologia, scienze infermieristiche, scienze della comunicazione (con l’Università di Lucerna). Nel blog di presentazione dell’articolo, si legge : «Medici e infermieri si confrontano su come comunicare non solo la diagnosi ma anche la prognosi e si interrogano su quanto il paziente è in grado di sopportare l’informazione. Come possono gli operatori sanitari dei reparti acuti valutare questi aspetti? Il principale fattore psicologico da considerare è la speranza, una potente risorsa di resilienza a doppia faccia, che va sostenuta ma non alimentata in modo illusorio [...]».

Hope and therapeutic privilege: time for shared prognosis communication. 
Grignoli N, Wullschleger R, Di Bernardo V, et al. 
Journal of Medical Ethics, Published Online First: 14 October 2020.
Clicca qui per leggere l'articolo

Ultimi arrivi in Videoteca

Una selezione degli ultimi film entrati a far parte del Centro di Documentazione della Fondazione Sasso Corbaro. 

Rossini. La donna del lago.

regia di Werner Herzog
Italia, 2005


«Il regista Werner Herzog e il direttore d'orchestra Riccardo Muti si combinano con il più raffinato dei cast per i magnifici e raramente eseguiti capolavori napoletani di Rossini, sullo sfondo della Scozia feudale del XVI secolo. June Anderson è una straordinaria Elena (la Signora del Lago) nella produzione del 1992 del melodramma basato sulla poesia di Sir Walter Scott [...]».
Parole chiave: Musica; Capolavori

Anna Halprin: le souffle de la danse.

regia di Ruedi Gerber
USA, 2010


«Anna Halprin, le souffle de la danse est le premier film sur la carrière exceptionnelle d'Anna Halprin, pionnière américaine de la danse contemporaine. Une femme qui a redéfini l'art moderne avec la conviction que la danse peut noust ransformer et nous guérir à tous les âges de la vie.Le portrait d'une icône comme un aller-retour permanent entre le mouvement et le souffle, entre l'art et la vie, avec pour seul territoire la danse et unique injonction : "Dansez votre vie!" [...]».
Parole chiave: Danza; Arte; Biografia

La pianista.

regia di Michael Haneke
Francia/Austria/Germania, 2001


«Non un film sul sesso, bensì un affresco iperrealista sulla sofferenza umana. Solo la prima buccia della storia parla di carne e di sangue: un’insegnante di piano tutta conservatorio-casa (con la mamma anziana che favorisce la sua repressione interiore) nasconde, sotto la gelida scorza intellettuale, la perversione più pura. [...]».
Parole chiave: Letteratura; Corpo; Psicanalisi; Follia

Favolacce

regia di Damiano e Fabio D'Innocenzo
Italia/Svizzera, 2020


«Una calda estate in un quartiere periferico di roma. Nelle villette a schiera vivono alcune famiglie in cui il senso di disagio costituisce la cifra esistenziale comune anche quando si tenta di mascherarlo. I genitori sono frustrati dall'idea di vivere lì e non altrove, di avere (o non avere) un lavoro insoddisfacente, di non avere in definitiva raggiunto lo status sociale che pensavano di meritare. I figli vivono in questo clima e ne assorbono la negatività cercando di difendersene come possono e magari anche di reagire. [...]».
Parole chiave: Famiglia; Sentimenti

Histoires autour de la folie.

regia di Paule Muxel e Bertrand de Solliers
Francia, 2006


«Depuis la Deuxième Guerre mondiale, les traitements psychiatriques ont beaucoup évolué : à l’enfermement hérité du XIXe siècle s’est substituée la volonté de réinsertion, tandis que le regard médical et social sur la folie évoluait. Ville-Evrard, en région parisienne, est un hôpital de santé mentale modèle, tel qu’on les concevait voici plus d’un siècle. Paule Muxel et Bertrand de Solliers donnent la parole à certains de ceux qui y ont vécu ou travaillé, retraçant ainsi la genèse de l’histoire psychiatrique occidentale. [...]».
Parole chiave: Psichiatria; Follia; Ospedali; Storia medicina

7500.

regia di Patrick Vollrath
USA, 2018


«È la cabina di pilotaggio a essere esplorata come puro spazio cinematografico in 7500, incubo claustrofobico all'interno di un altro incubo claustrofobico. Vollrath dirige con fervore e precisione, non varcando mai la soglia e rimanendo focalizzato su Joseph Gordon-Levitt mentre il suo Tobias è diviso tra l'essere pilota e uomo d'azione, ufficiale responsabile di quasi cento passeggeri e padre di famiglia preoccupato per le sorti della sua compagna. Sono tutti stilemi ultra-collaudati e già visti, certo, ma inchiodare lo sviluppo dell'azione dentro una gabbia di metallo e pulsanti luminosi dona una certa inevitabilità agli elementi che in una storia più libera di muoversi apparirebbero svogliati. [...]». (Mymovies
Parole chiave: Presa di decisione etica; Etica utilitaristica; Etica; Diritti umani

La prima neve.

regia di Andrea Segre
Italia, 2013


«Michele è un undicenne che vive in Val di Mocheni, tra le montagne del Trentino, con la madre e il nonno paterno Pietro, apicoltore e falegname. Il padre è morto da poco, lasciando la famiglia, e in particolare Michele, in una situazione di profonda crisi. A questo dolore scorre parallela la sofferenza di Dani, un giovane originario del Togo fuggito dalla Guerra in Libia, ospite di un centro di accoglienza, incapace di accettare la sua paternità. Le loro vite si incrociano quando Dani viene mandato a lavorare da Pietro. L'inverno si avvicina con quella neve che Dani non ha mai visto e in questo scorrere del tempo Dani e Michele avranno modo di imparare a ascoltarsi e capirsi curando le proprie ferite. [...]».
Parole chiave: Migrazione; Integrazione; Comunicazione

Ti do i miei occhi.

regia di Iciar Bollain
Spagna, 2003


«Perché una donna resta per dieci anni con un uomo fisicamente e psicologicamente violento? A Toledo la bella Pilar, spinta dalla paura, fugge da casa e dal marito Antonio col figlio Juan, rifugiandosi dalla sorella, ma qualche tempo dopo, ancora innamorata e fiduciosa nelle sue promesse di ravvedimento, ritorna dal marito. Il secondo distacco sarà definitivo. Scritto con Alicia Luna, il 3° lungometraggio dell'attrice madrilena Bollaín affronta il tema della violenza domestica sulle donne, riuscendo a subordinare i suoi espliciti intenti didattici alla complessità di un dolorante rapporto umano, a un ammirevole scavo psicologico dei personaggi [...]». (Mymovies)
Parole chiave: Sofferenza; Dignità; Famiglie; Diritti umani

La classe entre les murs.

regia di Laurent Cantet
Francia, 2008


«Francois Marin è un insegnante di lingua e letteratura francese in un liceo del centro di Parigi. All'inizio dell'anno scolastico si presenta alla sua nuova classe e inizia l'arduo processo di avvicinamento agli studenti. Marin è confrontato con studenti problematici, violenza adolescenziale, tensioni etniche tra i compagni di classe e barriere educative all'interno del gruppo, tutti elementi che mettono alla prova la sua pazienza e - cosa ancora più importante - la sua determinazione come educatore [...]». 
Parole chiave: Povertà; Insegnamento; Umanesimo

Blindness.

regia di Fernando Meirelles
Canada, 2008


«Un'epidemia improvvisa che porta alla cecità immediata si sta diffondendo rapidamente, sfuggendo ad ogni tentativo di controllo. Le prime persone colpite vengono messe in quarantena dal governo in un ex ospedale psichiatrico .Il numero di malati aumenta esponenzialmente e le condizioni di sopravvivenza all'interno della struttura si fanno sempre più dure. Alla fine soltanto una donna si salverà dall'epidemia, e, unica testimone oculare del coas, sarà lei a dover portare in salvo l'umanità [...]».
Parole chiave: Pandemia; Letteratura

KÖRPER / S / NOBODY.

regia di Sasha Waltz
Germania, 2015


«Körper indaga l'anatomia e il fisico del corpo umano, mette in relazione i corpi dei danzatori con l'architettura, la scienza e la storia. S traccia l'origine della vita, dell'eros e della sensualità. noBody pone la questione dell'esistenza metafisica dell'uomo. [...] Che cos'è il corpo? Da cosa è composto? L'organismo umano è raffigurato sia come un sistema uniforme che suddiviso in frammenti. L'anatomia esaminata trova un trasferimento nella geometria dello spazio. [...]». 
Parole chiave: Teatro; Corpo; Destino

Manta Ray

regia di Phuttiphong Aroonpheng
Thailandia/Francia/Cina, 2018


«Trip dispensatore di languori e melodie, Manta Ray invita al viaggio e al cuore di una notte tropicale rifulgente di luci dell'altro mondo. Luminarie dai cromatismi cangianti che procurano un effetto fisico che passa da una sensualità inusitata a una potenza zen incomparabile. Ma allo stesso tempo Manta Ray è anche mentale e politico, in presa diretta con la realtà del suo paese. Phuttiphong Aroonpheng, regista sciamano, sa incantare il reale al contatto con un immaginario libero e ipnotico. Combinando voluttà, desiderio, piaga, consunzione, macerazione dei corpi e trasmigrazione delle anime, Manta Ray pesca sotto i rami e i crepitii della giungla un distillato splendido di misteri, inscritti nella cultura nazionale e nelle leggende popolari. [...]». (Mymovies)
Parole chiave: Diritti Umani; Handicap; Umanesimo
Facebook
Website
Istituto associato a: 
Sede operativa:
Via Lugano 4a
Piazzetta Lucia Buonvicini
CH - 6500 Bellinzona

Contatti:
T +41 91 811 14 25
fondazione@sasso-corbaro.ch
www.sasso-corbaro.ch
Puoi annullare la tua iscrizione in qualsiasi momento cliccando sul collegamento cancellazione.


*|IF:REWARDS|* *|HTML:REWARDS|* *|END:IF|*

Copyright © Fondazione Sasso Corbaro